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Dai diritti acquisiti alle cotolette panate

Da quasi dieci anni mi occupo di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e dunque tocco con mano i numeri che qualche volta sentiamo enfatizzare nei tg in merito alle cosiddette morti bianche o all’andamento delle malattie professionali.

Dall’analisi costante che mi impongo in tutte le aziende in cui lavoro e su tutte le persone con cui vengo in contatto per vari motivi sto comprendendo sempre di più quanto il limite della prevenzione nei luoghi di lavoro derivi da un retaggio culturale che ci ostacola. È chiaro che uno dei limiti principali in questo senso purtroppo deriva dal percepire gli investimenti in prevenzione e protezione come un Costo insostenibile fatto quasi esclusivamente per evitare le “multe”.

Ci sono però altri limiti che nulla hanno a che vedere con i datori di lavoro ma provengono proprio da coloro che nella prevenzione dovrebbero cullarsi, i lavoratori. Fra questi ho iniziato ad individuare due grandi categorie che osteggiano le misure che tutelano la loro salute e sicurezza: la categoria dei “Diritti acquisiti” e quella delle “Cotolette panate”.

La prima è composta da lavoratori che vivono di posizioni acquisite e per nulla al mondo accetterebbero mutamenti nell’ordine delle cose che li circonda. Per cui se un’analisi dei rischi approfondita fa emergere che la postazione di lavoro mette a rischio i polsi dell’operatore e quindi è opportuno che lo stesso lavoratore ruoti anche in altre posizioni di lavoro mi sento rispondere:”ma ingegnere, non ho discusso una vita per farmi spostare da qui e farmi mettere ad aprire scatole!”. Peccato che aprire quelle scatole di cartone di tanto in tanto possa evitare di rimanere costantemente a fare un lavoro che potrà in dieci anni provocarti infiammazioni tendinee e perdita di forza nella presa delle mani.

Di contro la seconda categoria che definisco delle “cotolette panate” dall’osservazione che mi pose un lavoratore di cucina che aveva precedentemente lavorato presso una grande azienda alimentare. Quando negli incontri di formazione ribadisco che non si può accettare di ammalarsi a causa del lavoro lui mi dice”lei la fa facile ingegnere! Ma se il padrone(termine quanto mai esplicito del retaggio culturale che sto tentando di descrivere) ti dice che devi battere ed impanare 200 cotolette in un turno, tu non puoi pensare che quello che fai ti può fare male e quindi non puoi dirgli di no!”

Se non ci mettiamo tutti insieme dalla parte della razionalità continueremo a lungo a sentire che in media 3 persone ogni giorno escono per andare al lavoro e non fanno più ritorno a casa.

Ilario Calvarese